Probabilmente il primo errore che sia mai stato commesso è stato un errore tipografico. Un errore di trascrizione, sarebbe meglio dire, una base azotata al posto di un altra nel meccanismo di replicazione del DNA. Significa che prima, in tutta la storia dell’universo non si era mai verificato un evento che noi a posteriori, oggi, chiameremmo un errore? Il punto è questo: fino a che non si entra nel regno della biologia, e per farlo abbiamo bisogno dei mattoni fondamentali della vita, non ha senso parlare di errori, semplicemente perché non c’erano interessi. Un errore è un danno ai danni di qualcosa. Se non siamo disposti ad attribuire alla distruzione di un pianeta l’etichetta di danno contro l’interesse di quel pianeta, allora possiamo affermare che davvero gli errori nascono con la nascita della vita e in particolare con la nascita del meccanismo di auto replicazione del DNA.
Il concetto di “interesse” e di quello complementare di “errore ai danni di” nascono con il nostro protoadamo, non nel Paradiso Terrestre ma nella brodaglia primordiale di elementi che ha reso possibile la vita. L’Eden deve essere stato un posto piuttosto umido. Lì, per la prima volta, almeno dal nostro punto di vista plasmato dagli stessi processi che sto descrivendo, si è reso possibile parlare di errore. Il punto è: quel era l’interesse in gioco? E la risposta piuttosto semplice è: la riproduzione. (In realtà il successo riproduttivo differenziale1)
Se, come vogliono i teologi, Dio è il bene assoluto, allora la cosa più simile a Dio è riprodursi, comportamento che, ironia della sorte, è ricondotto sempre al potere delle tenebre nelle religioni monoteistiche. Con la vita nascono il bene e il male: è bene che io mi riproduca, è male che io muoia prima di aver diffuso i miei geni.
Ma che c’entra l’errore tipografico con cui ho iniziato? L’errore è oggettivo, nel senso che un errore della trascrizione è insindacabilmente un errore. Ma il concetto di errore presuppone il concetto di fedeltà. Con la vita nasce quindi sia la fedeltà che l’errore, inteso come difetto di fedeltà all’originale. Ma il termine errore ha una connotazione morale troppo forte, dovremmo usare il termine “non-fedele”. Il termine errore sarebbe un termine fatalmente sbagliato proprio perché attribuisce un’accezione negativa a un processo (quello di non-fedeltà) che può produrre cose buone per l’organismo in cui si verifica. Ovviamente può produrre cose molto brutte, ed è qui che entra davvero in gioco la distinzione buono/cattivo. Il vero meccanismo che la giustifica è di bassissimo livello. Quando da un evento si aprono due strade completamente diverse in cui da un lato raggiungi il massimo desiderabile nella vita e dall’altro il peggio possibile, ecco che nasce la morale.
La morale è nata da un errore tipografico.
“The term differential reproductive success refers to a statistical analysis comparing successful reproduction rates between groups in a given generation of a species—in other words, how many offspring each group of individuals is able to leave behind.” Tratto da qui.